Opere di Alberto Venditti in San Giuseppe della Pace - Milano
All’interno del percorso della Comunità Pastorale delle “Nozze di Cana” in Milano per il tempo di Avvento 2024, nei locali della Parrocchia di San Giuseppe della Pace in Milano è stata allestita un'espsizione di alcune opere scelte del Maestro Alberto Venditti nei locali della Parrocchia di San Giuseppe della Pace.
IL TEMA
“Quanto bisogno abbiamo di pace! Purtroppo la pace è minacciata tra popoli e nazioni, è minacciata da violenza nelle nostre città e purtroppo anche da violenze nelle nostre famiglie. Oggi più che mai abbiamo bisogno di pace. Ci accorgiamo però che il nostro impegno, la nostra buona volontà, tutti i nostri sforzi di incontro, di dialogo e di confronto non bastano. Abbiamo bisogno di altro.
L’Avvento diventa l’occasione propizia per riscoprire nella Parola del Signore percorsi di pace. La “Gloria dei Cieli”, la forza, la presenza, la speranza, la pace che Dio ha portato su questa terra, dentro a questa nostra storia, ha bisogno di essere sempre più accolta e resa operante dalle mani degli uomini e delle donne di oggi.”
(don Antonio Suighi, responsabile della Comunità Pastorale)
ALBERTO VENDITTI
Nasce a Napoli nel 1939 dove compie gli studi artistici nella locale Accademia. È allievo di Armando De Stefano e Giovanni Brancaccio.
Nel 1960 partecipa alla “Mostra Regionale Arti figurative” di Nola dove si aggiudica il Primo Premio di Pittura; alla “Rassegna Giovani Artisti del Mezzogiorno” a Napoli dove si aggiudica la Medaglia d’oro per la scultura del Presidente della R.A.I. ed alla “Mostra Banco di Napoli di Arte Sacra” a Napoli.
Nel 1961 vince una borsa di studio per l’affresco ad Arcumeggia e qui entra in contatto con gli artisti giovani, ma soprattutto con gli artisti di Brera.
In quegli anni della sua prima formazione si sente molto attratto dalla scultura. Realizza varie opere in pietra e argilla. Negli anni dell’Accademia scopre, avendo come maestro di incisione Arnoldo Ciarrocchi, le possibilità espressive di tale linguaggio. Da allora sino ad oggi la sua produzione incisoria si muove parallelamente alla ricerca pittorica realizzando un gran numero di lastre con varie tecniche grafiche. L’anno seguente gli viene assegnato il Premio Mancini per la pittura e nello stesso anno compie un viaggio in Inghilterra dove conosce lo scultore Henry Moore.
Nel 1971 si trasferisce a Milano dove è insegnante di figura al Liceo Artistico di Brera quindi, dal 1993, gli viene assegnato l’insegnamento di Tecniche di incisione all’Accademia e, successivamente, alla Scuola del Nudo. I primi anni di Milano sono vissuti intensamente per i contatti con gli artisti e la critica. Trova uno studio in un cortile di Piazza Castello nel quale lavorerà per quasi 20 anni. Mario De Micheli è tra i primi critici a visitarlo nel suo studio e a presentarlo in varie rassegne importanti e mostre personali.
Nel 1999 è stato chiamato a far parte della Commissione per le opere d’Arte Sacra di Milano e, più recentemente, ad insegnare Pittura alla Scuola Superiore d’Arte del Castello Sforzesco. Fa parte dell’Associazione Incisori Veneti. Gli è stata conferita al Castello Sforzesco di Milano una medaglia storica per il suo insegnamento di Pittura alla Scuola d’Arte del Castello.
Alberto Venditti ha donato alla Parrocchia di San Giuseppe della Pace di Milano due dipinti: il Trittico “Dialogo con M. Grünewald” (2012) che è stato collocato in chiesa e “Annunciazione” (2000) che si trova nella Sala Gialla (o “Sala Alberto Venditti”) al secondo piano.
“L’opera artistica del maestro è ben nota e giustamente apprezzata sia a livello locale, sia nazionale ed estero; può dirsi quindi un vanto per la sua comunità avere la giusta attenzione da parte di un artista tanto espressivo quanto rinomato.”
(mons. Giuseppe Scotti, Responsabile Arte Sacra della Diocesi di Milano)
LE OPERE ESPOSTE
LA NATIVITÀ A CITY LIFE (2022)
“Il quadro della Natività che ho dipinto nasce dall’ispirazione dei presepi napoletani sempre molto sentiti nella cultura della città. Le statuine così dette dei “pastori” ci colpiscono per il loro realismo che i bravi scultori degli ultimi secoli hanno rappresentato con una verità da farli apparire come viventi, immersi nei loro impegni quotidiani in una notte magica in attesa della nascita di Gesù.”
(A. Venditti)
Ecco dunque la rivisitazione del presepe napoletano secondo Venditti. La scena della natività sul margine destro del dipinto racconta la marginalità dell’evento rappresentato che, come descritto nei testi biblici, non parla il linguaggio dei grandi della terra, quanto piuttosto quello semplice e umile dei pastori. Le pennellate d’oro che impreziosiscono Maria, Giuseppe, il bambino e la capanna ci invitano a guardare oltre e a scorgere proprio in quella povertà e piccolezza la presenza della Gloria di Dio sulla terra.
Il buio inteso è squarciato dall’angelo. È un angelo grande che cattura la scena e il nostro sguardo: non vediamo più la notte ma il volto amico che, insieme alla stella fantascientifica, ci indica dove guardare. È un angelo in movimento che irrompe sulla scena come qualcosa di nuovo e di diverso, che non può essere rinchiuso nemmeno nella cornice del quadro. È un angelo vestito di rosso acceso, il colore della vita, che viene da Dio, in contrasto con il grigio dello Skyline di Milano rappresentato ai suoi piedi.
“I famosi architetti hanno costruito con orgoglio le Torri di Citylife per esprimere la salute e la grandezza dell’umanità e della città, una salute e una grandezza che la realtà sta mettendo a dura prova. Forse è questo il segnale che il bambino vuole trasmetterci, quasi un ammonimento per farci riflettere sugli equilibri umani e sociali di cui si ha bisogno.”
(Alberto Venditti)
“E chi, se non un angelo ormai
potrebbe dire che Lui
sarebbe nato tra noi.”
(Pierangelo Sequeri)
“Un noto critico d’arte ci ha intervistati sul valore delle “utopie” a cui aspiriamo. Non ho avuto esitazione: per me la più sognata è quella della pace tra i popoli.”
(Alberto Venditti)
Il dittico è una reinvenzione della famosa opra “Annunciazione di Recanati” di Lorenzo Lotto (1534). Il Lotto sorprende dipingendo un gatto che scappa spaventato che fa da contrappunto alla Madonna, altrettanto spaventata.
In questo quadro la Madonna è rappresentata come una fanciulla che ha perso il suo equilibrio a causa dell’ingresso dell’angelo. La creatura celeste appare nell’ambiente con un’energia che si trasmette a tutte le cose; nel quadro moderno il gatto è diventato una cesta, come una natura morta che si ribalta, rovesciando il contenuto, e il libro, investito dall’energia, nel quale si svoltano le pagine che annunciano l’arrivo di un tempo nuovo.
Le immagini del quadro sembrano parlarci delle cose che stiamo vivendo in questo tempo e che la televisione ci trasmette tutti i giorni con un crescendo impressionante. La ragazza o la bambina si avvolge su se stessa perché avverte il rischio e la violenza ma accorre un angelo a proteggerla. L’arma è un fiore, che, nell’impeto del movimento, si spezzetta come i fotogrammi di una sequenza. L’opera, in questa ulteriore lettura, potrebbe essere anche “L’angelo protettore”.
(Alberto Venditti)
“Sono nel mio studio; ho davanti a me un trittico, 1,20×3 metri che ha come tema una rilettura della crocifissione di Grünewald dell’altare di Isenheim. L’avevo dipinto più di dieci anni fa, ma recentemente ho ripreso l’ultimo pezzo, il Cristo risorto; ho distribuito le immagini con una successione in orizzontale come fotogrammi di un film. Mi ha sempre impressionato questo pittore tedesco così diverso dai suoi contemporanei italiani, che riesce a trasmetterci la durezza del legno e il dolore fisico dei ferri infissi nella carne dalla ferocia umana.”
(Alberto Venditti)
L’essenza della passione grunewaldiana si coglie proprio nel volto del Cristo morto, qui a noi sottratto. Si deve quindi cercare più in là. La poesia è uno dei temi scoperti dal nostro secolo (per tutti rimanderò a Rilke e, da noi, agli ermetici, Ungaretti per primo). I procedimenti sono diversi, ma tutti tendono al “nascondimento” di un’immagine che riceve una più grande freschezza e novità dalla rimemorazione indiretta e callida. La rappresentazione artistica e poetica dà così la mano alle correnti del pensiero contemporaneo che cercano il Dio nascosto, non più localizzabile nel cielo altissimo ora silenzioso e vuoto – eppure ancora presente nell’Assenza.
(Franco de Faveri)